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Lo specchio ritrovato: una storia di bellezza, memoria e riscatto

di Filippo Demma, Direttore dei Parchi Archeologici di Crotone e Sibari

C’è un oggetto, oggi esposto in una teca del Museo Archeologico di Sibari, che racchiude in sé una storia potente. Un racconto fatto di bellezza, di traffici illeciti, di ritorni e, soprattutto, di memoria. È uno specchio. Ma non uno qualunque. È un manufatto straordinario, un capolavoro d’arte e tecnica realizzato tra il 490 e il 480 a.C. in una delle officine di Crotone, nell’antica terra della Magna Grecia.

Tra il 2017 e il 2018, grazie all’azione del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dell’Arma dei Carabinieri, è stato recuperato a Londra insieme a decine di altri reperti trafugati da scavi illegali, non solo in Italia ma anche in America Latina. L’operazione, denominata AKEI, ha permesso di ricostruire una fitta rete di traffici illeciti, che aveva come epicentro anche siti fondamentali della Crotoniatide, come il Tempio di Apollo Aleo a Cirò e il Santuario di Capocolonna a Crotone.

Non conosciamo con esattezza il luogo da cui questo specchio proviene, ma gli studi stilistici ne attestano con certezza la produzione crotoniate. E questo basta a restituirgli il suo valore originario: un’opera nata per riflettere la bellezza e ritornata, dopo un lungo esilio, a riflettere su un passato che è ancora vivo, nostro.

La sua presenza oggi a Sibari non è solo un fatto espositivo: è una dichiarazione di identità. È un ritorno a casa. È un invito a pensare che “si può già fare”: restituire cultura, custodire la bellezza, costruire futuro. E per questo è diventato il simbolo della Summer School 2025.

Vi invitiamo a vederlo dal vivo. A osservarlo da vicino. Perché in quell’oggetto antico c’è ancora molto da scoprire — su di noi, sulla nostra storia, sulla Calabria che vogliamo costruire.

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